Rivista Corporate Governance ISSN 2724-1068 / EISSN 2784-8647
G. Giappichelli Editore

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Editoriale (di Vincenzo Donativi, Professore ordinario di Diritto commerciale nell’Università “LUM-Giuseppe Degennaro” di Casamassima)


In questo numero della Rivista diversi sono i temi posti al centro del dibattito. Due saggi sono, in particolare, dedicati alla prevenzione della crisi d’impresa o della sua soluzione. Il primo – quello di Oreste Cagnasso – si occupa della competenza nell’allesti­mento degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati in funzione della rilevazione tempestiva della crisi nelle società di persone, anche quando si adotti un’organizzazione di gruppo formato (sempre) da società di persone. L’Auto­re – in modo originale nel panorama del dibattito sugli assetti organizzativi e della loro adeguatezza e con il consueto rigore metodologico – affronta, tra gli altri, i problemi legati alla compatibilità della regola della competenza esclusiva in capo ai soci amministratori dell’allestimento degli assetti con i sistemi di amministrazione (astrattamente) utilizzabili dalle società di persone. Il secondo dei saggi cui si accennava riguarda invece il profilo, per così dire, patologico della soluzione della crisi d’impresa. Il contributo di Valentino Lenoci, dopo un’accurata ricostruzione della causa all’esterno e all’interno del perimetro della crisi d’impresa, si interroga sui limiti dell’intervento del tribunale quando – com’è stato previsto, di recente, dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza – questo sia chiamato a esprimere un giudizio sulla causa concreta del concordato, vagliando sia l’ammissibilità della proposta di concordato preventivo sia la fattibilità economica del piano. L’Autore sembra, infatti, salutare favorevolmente questo “recupero” del ruolo del tribunale “quale organo controllore e garante della concreta attuabilità del piano di concordato”, tutelando i creditori, chiamati sempre a pronunciarsi sulla convenienza della proposta, “contro informazioni fallaci e procedure inutili”. Il saggio di Eustachio Cardinale si occupa, invece, di una questione particolarmente affrontata dalla giurisprudenza e anche dalla dottrina di settore, ovvero l’in­terpretazione da attribuire al termine “società” cui l’art. 53, comma 1-bis, del citato decreto estende il sequestro. Le incertezze interpretative, che l’utilizzo inappropriato (o, più correttamente, atecnico) del lemma ingenera, sono foriere di conseguenze di primissimo piano, specialmente ove si considerino gli interessi che vengono in gioco in questa specifica materia. L’Autore, infatti, condivisibilmente osserva come l’utilizzo di un termine così inadeguato risulti tale da tradire quelle finalità “riequilibratrici o perequatrici” attribuibili alla confisca cui la disciplina cautelare si riferisce. Il riferimento al decreto che ha [continua..]